I parassiti del cane:
Parassiti intestinali del cane
La presenza di parassiti intestinali è un'evenienza molto comune nel cane e per questo non sempre il problema deve essere valutato con preoccupazione. Gli animali domestici possono infatti contrarre molto facilmente i parassiti intestinali e le conseguenze sono più o meno serie a seconda del loro numero e delle condizioni di salute dell'animale infestato.
Così come per le vaccinazioni, anche per la sverminazione il momento migliore dipende da diversi fattori come:
Come si riconoscono e come si interviene?
Non sempre il proprietario si accorge della presenza dei parassiti intestinali e spesso capita di vederli muoversi nelle feci o nel vomito dell'animale. In questo caso, ai fini diagnostici, è importante conservarne un campione o descriverlo accuratamente al vostro Veterinario, che potrà , con tutti i dati alla mano, individuare la cura più adatta nel debellare il parassita.
Prima di sottoporre il cane ad un qualsiasi trattamento infatti è fondamentale sapere da quale verme è stato infestato: certi vermifughi a tal proposito sono specifici per gli ascaridi ma non per la tenia e viceversa mentre ne esistono anche di polivalenti. Per scoprire da quale parassita il vostro cane è stato attaccato, sarà utile eseguire una coproscopia (analisi delle feci).
Dopo la diagnosi si stabilirà un calendario di sverminazione che, oltre a dover guarire il cane dal parassita dovrà essere protratto nel tempo per far si che la prevenzione diventi l'unica arma di difesa. Sverminare le femmine gestanti due o tre giorni prima della monta, da dieci a quindici giorni prima del parto e da quindici a venti giorni dopo il parto, più ogni quindici giorni per tutto il tempo dell'allattamento. Gli animali adulti e in condizioni normali, vengono trattati ogni sei mesi e ogni due-tre mesi se vivono in un canile. Altra buona prevenzione può essere quella di impedire al vostro cane di leccare o ingerire ciò che trova a terra, soprattutto feci di altri animali e non somministrare cibi crudi. Ricordiamolo sempre: la profilassi assume un ruolo determinante anche nei riguardi della salute umana. Anche in questo caso il vostro Veterinario di fiducia vi saprà consigliare al meglio.
Gli ascaridi sono i parassiti di più comune riscontro nei cuccioli di cane, soprattutto perché vengono trasmessi dalla madre al cucciolo durante la gravidanza e con l'allattamento. Sono visibili nelle feci ed appaiono come se fossero spaghetti di colore bianco. La ricerca delle uova di ascaridi nelle feci dei cuccioli deve sempre precedere la vaccinazione, e se l'esito della ricerca dovesse risultare negativo è buona norma ripetere l'esame. La via di trasmissione (eccettuata quella da madre a cucciolo) è orofecale, cioè gli individui si infestano ingerendo le uova che altri individui hanno eliminato con le feci: ecco perché ogni cane che non viva soltanto in casa può, nell'arco della sua vita, reinfestarsi frequentando luoghi comuni ad altri animali.
Gli anchilostomi hanno dimensioni ridotte e sono muniti di un piccolo uncino tramite il quale possono aderire facilmente alle pareti dell'intestino del cane, provocando microemorragie. Questi, come gli ascaridi, sono in grado di infestare il feto passando attraverso la placenta. Gli anchilostomi non sono visibili nelle feci, ma si può sospettare della loro presenza in caso di feci nerastre o quando nelle feci compaiono delle striature di sangue.
I tricocefali sono piccoli vermi filiformi che colpiscono la specie canina e che l'animale contrae generalmente dalle feci di altri cani infetti. Questo tipo di parassita predilige le regioni calde o temperate e vive nell'intestino e nell'appendice del soggetto infestato. I tricocefali non sono visibili nelle feci, ma si può sospettare della loro presenza quando compare del muco nelle feci del cane.
Il toxoplasma gondii è un protozoo che causa la malattia infettiva detta toxoplasmosi. Il ciclo di vita del toxoplasma gondii è costituito da una fase extra-intestinale, riguardante tutti gli animali, e una fase intestinale che riguarda solo il gatto: infatti, pur infestando sia il cane che il gatto, può avere una localizzazione intestinale solo nella specie felina. Se il micio è portatore del parassita, espelle nell'ambiente le uova, da cui si svilupperanno i parassiti (oocisti) che diventeranno un rischio per gli altri animali.
Parassiti cutanei del cane
Le pulci sono insetti che vivono sul corpo dell'animale, pungono la pelle e succhiano a più riprese il sangue. Sono di colore grigio-marrone e dalla forma allungata e difficilmente afferrabili. Le pulci sono l'ospite intermedio della tenia.
Per sapere se il nostro cane è infestato dalle pulci bisogna sollevare il suo pelo e cercare lungo tutto il corpo. Dato che la pulce vive sul corpo del cane solo per il tempo necessario per i pasti, sembra non più di 4-5 ore al giorno, non sempre il momento della nostra ricerca coincide con la presenza di questi insetti, di conseguenza è importante fare più controlli durante la giornata. Le pulci possono essere difficili da vedere, ma si notano i loro escrementi in forma di piccoli cilindri a spirale di colore nero-rossastro. In caso di dubbio effettuare la prova con l'acqua: depositare alcuni di questi piccoli cilindri in un foglio di carta bianca lasciandogli cadere sopra una piccola goccia d'acqua, se si sciolgono tingendola di rosso sono sicuramente escrementi di pulci.
I sintomi del cane associati alla presenza di pulci sono condizionati dal morso della stessa pulce: il cane si mostra nervoso, irrequieto, si gira di scatto su se stesso, si gratta disperatamente. Col passare del tempo la saliva della pulce rende allergico il cane ed ai sintomi del prurito si associano quelli dell'orticaria, ed è allora che il fastidio diventa insopportabile e il cane comincia a mordersi da solo. In questo periodo il pelo comincia a cadere ed a diradarsi, compaiono croste rosso-nerastre sul dorso, sulla schiena fino alla base della coda.
La prevenzione consiste nel controllare periodicamente il cane, e nell'uso di prodotti specifici antipulci da passare sul corpo dell'animale contropelo o dei collari antipulci. L'azione antiparassitaria deve essere diretta oltre che sull'animale anche nell'ambiente. Per l'ambiente esistono in commercio prodotti spray da spruzzare negli ambienti domestici facendo attenzione alle istruzioni sul loro utilizzo.
Le zecche sono parassiti molto pericolosi che trasmettono malattie a volte mortali (malattia di Lyme) e sono riconoscibili per la presenza di otto piccole zampe.
Si attaccano con il loro apparato boccale in qualsiasi parte del corpo del cane, specie sulla testa, sul collo e negli spazi delle dita e ne succhiano il sangue fino a gonfiarsi (la femmina) quanto un pisello:è dunque necessario prevenire questo pericolo con periodici controlli e regolari spazzolature specialmente quando si torna da passeggiate tra i boschi, e passare le dita delle mani leggermente contropelo alla ricerca di piccoli noduli, sporgenze, delle dimensioni di 2-10 mm in tal modo è possibile verificare la presenza di zecche, ed eliminarle con prodotti specifici, come per le pulci.
Sono i boschi, cespugli e campi erbosi gli ambienti preferiti delle zecche, esse salgono sui ciuffi d'erba ed attendono il passaggio di qualche animale a sangue caldo al quale attaccarsi. Esistono due tipi di zecche, uno piccolissimo, massimo 2 mm. di colore violaceo, non molto frequente, che si attacca negli spazi interdigitali e sui bordi delle orecchie e un secondo che arriva fino a 1 cm. di colore rosso-marrone scuro, quasi nero per i maschi e grigio per le femmine, molto frequente che compare nei periodi caldi.
Per staccare le zecche dalla pelle del vostro cane esse devono essere prima anestetizzate appoggiandogli sopra un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o di etere etilico. In seguito con una pinzetta afferriamo delicatamente la zecca il più vicino possibile alla pelle del cane e compiamo una leggera trazione verso l'esterno, facendo attenzione che non si spezzi e che rimanga l'apparato boccale attaccato alla pelle del cane. Il maschio in genere si stacca subito, la femmina richiede più pazienza e un maggiore contatto con l'alcool.
Una volta tolta, la zecca non va buttata per terra e schiacciata, perché non faremmo altro che far proseguire il ciclo naturale della zecca, che per partorire si stacca dall'animale partorisce (oltre 500 uova) e muore, si intuisce che ne basta solo una per infestare un ambiente. La zecca che abbiamo tolta dal cane va bruciata o immersa nell'alcool. Il punto in cui si trovava la zecca, va poi disinfettato e trattato con una pomata antisettica.
I pidocchi sono piccoli insetti privi di ali, si trovano sulla testa e sul collo dei cani sono visibili con una lente d'ingrandimento, date le piccole dimensioni 1-2 mm, o se ne può supporre la presenza osservandone le uova biancastre attaccate al pelo, essi sono trasmissibili per contatto diretto o attraverso pettini e spazzole.
Causano all'animale un intenso prurito per le punture che effettuano. Dato che l'intero ciclo vitale i pidocchi lo svolgono sul cane cibandosi del materiale inorganico presente sulla cute dell'animale, è necessario distruggere sia i parassiti che le uova, utilizzando gli appositi shampoo speciale, polveri e spray presenti in commercio. I sintomi e le lesioni che provocano al cane sono legate al morso:prurito, irrequietezza e presenza di crosticine sulla pelle.
Col termine "rogna" si indicano tutte quelle malattie del cane causate dagli acari, che trascorrono gran parte della loro vita sul corpo dello stesso animale.
Il principale sintomo della rogna è il prurito, un diffuso arrossamento della pelle con la comparsa di crosticine, un graduale diradamento del pelo e un senso di disagio che accompagnano il vostro cane. Se il cane si trova in queste condizioni il consulto veterinario è obbligatorio.
Spesso la guarigione è seguita da ricadute e la cura deve essere prolungata per parecchi mesi. La rogna è poco contagiosa sia per l'uomo che per il cane in buone condizioni e si manifesta in quei cani che hanno un corredo immunitario poco sviluppato.
Più frequentemente nel gatto che nel cane compaiono affezioni dovute a funghi (miceti) della pelle di tipi diversi. I più comuni sono il Microsporum canis, Microsporum gypseum ed il Tricophyton mentagrophytes. Questi miceti vengono trasmessi per contatto diretto con animali ammalati o per via indiretta tramite il suolo, oggetti o coperte, indumenti ecc. contaminati dalle ife del micelio. Essi vivono soltanto sulla cheratina morta della cute, dei peli e delle unghie non invadendo gli strati viventi della cute. Gli animali giovani sono più frequentemente colpiti rispetto a quelli vecchi. Le lesioni sono in genere caratterizzate da aree alopeciche con rottura dei peli e aspetto squamoso (La lesione tipica è una placca alopecica circolare che si allarga molto velocemente). La diagnosi oltre che sulla sintomatologia clinica si base anche su Esami di laboratorio e microscopici che confermano il sospetto diagnostico offrendo così l'opportunità di suggerire una terapia locale o generale.I casi di micosi sono sempre più numerosi e richiedono attenzione per la possibilità di contagio alle persone.La prevenzione delle malattie cutanee dovute a parassiti o funghi avviene in due modi: evitando il contatto con soggetti colpiti, curando le condizioni igieniche dell'ambiente e della cute dell'animale. La terapia si basa sull'ipiego di prodotti specifici ad azione locale e sistemica.
Parassiti ematici del cane
La filariosi cardio-polmonare del cane è un'infestazione sostenuta da Dirofilaria immitis. Il parassita, da adulto, si localizza a livello del cuore destro, dell'arteria polmonare e delle sue diramazioni. Le femmine, dopo essere state fecondate, liberano direttamente nel sangue le larve (microfilarie) che rimangono nel circolo sanguigno in attesa che un dittero ematofago (in questo caso zanzare del gen. Culex, Anopheles e Aedes) le ingerisca con il pasto di sangue.
Il comportamento delle microfilarie nel cane è molto caratteristico; infatti, la concentrazione nel circolo sanguigno periferico (vasi della cute), aumenta nelle ore serali quando è maggiore l'attività ematofaga delle zanzare. Le microfilarie mutano all'interno della zanzara e vengono nuovamente inoculate nel sangue del cane con la successiva puntura. A distanza di 4-6 mesi dall'inoculazione queste si trovano a livello cardiaco dove si sviluppano fino a divenire parassiti adulti e sessualmente maturi. La presenza di numerose filarie in questa zona ostacola il normale flusso sanguigno e nel caso di gravi infestazioni causa gravi scompensi cardiocircolatori. Nella sindrome cardio-polmonare, che rappresenta la forma classica, il sintomo principale è rappresentato dal minor rendimento degli animali al lavoro e questo sarà più facilmente rilevabile nei cani da caccia nei quali, nella prima fase della malattia, si osserva un'insolita svogliatezza e l'insorgenza di dispnea da sforzo con o senza colpi di tosse. Con il passare del tempo i sintomi tendono a farsi sempre più gravi fino a raggiungere il quadro di un'insufficienza cardiocircolatoria scompensata. Il cane in questa fase manifesta anche cianosi delle mucose e crisi convulsive. E' possibile osservare anche altri sintomi, come alterazione dell'appetito fino all'anoressia, vomito saltuario, diarrea alternata a stipsi.
E' importante ricorrere alle cure del Veterinario sin dai primi sintomi, in quanto l'esito di questa malattia può essere spesso infausto.
La profilassi della filariosi cardio-polmonare si basa essenzialmente sulla lotta alle zanzare e sulla necessità di impedire il contatto con il cane recettivo. Poiché tali obiettivi sono difficilmente raggiungibili è possibile somministrare dei farmaci attualmente in commercio in grado di prevenire l'infestazione, in quanto agiscono nei confronti delle microfilarie. L'uso di queste sostanze, sotto il controllo del proprio Veterinario di fiducia, può essere utile quando il cane deve essere trasferito, anche se per breve tempo, in zone fortemente a rischio di filariosi.
La piroplasmosi o babesiosi è una malattia protozoaria, causata da Babesia canis e trasmessa da zecche infette (Rhipicephalus sanguineus, Dermatocentor reticulatus). Le babesie o piroplasmi sono dei parassiti dei globuli rossi che con la loro azione ne causano la distruzione e conseguente anemia. Il decorso della malattia può essere acuto o cronico. I segni clinici variano a seconda dell'età dell'animale e dello stato immunitario dello stesso.
Nella forma acuta il cane presenta abbattimento, anoressia, temperatura febbrile oltre i 40°C, associata a pallore delle mucose e urina di colore ambrato fino al marrone scuro (color caffè).
Nei casi cronici la malattia può decorrere in forma lieve ed inapparente con sintomi incostanti per lo più rappresentati da anemia non ben definibile, subittero, splenomegalia, algia e debolezza del treno posteriore, disturbi digestivi, respiratori, renali o nervosi.
La diagnosi si basa su elementi epidemiologici (situazione climatica e presenza di zecche), sui segni clinici e sulla evidenziazione del protozoo nei globuli rossi parassitati dopo visualizzazione microscopica. Nelle forme croniche, ai fini della diagnosi, è utile il ricorso alle analisi di laboratorio che rilevano la presenza, nel sangue, di anticorpi contro Babesia.
La profilassi contro la piroplasmosi prevede:
La lotta contro il vettore della malattia: pulizia ed igiene generale dell'ambiente per eliminare le zecche dai ricoveri; impiego, sul cane, di antiparassitari esterni non assorbibili, sicuri per l'animale-uomo-ambiente, dotati di notevole attività abbattente e soprattutto con una potente efficacia residuale.
Come si riconosce:
E’ una situazione che si osserva nei cani esposti per un certo periodo di tempo ad alte temperature ambientali e con elevata umidità o sottoposti a stress (animali tenuti in uno spazio ristretto come per esempio il vano dell’automobile).
Sintomi:
-collasso
-respirazione ansimante
-notevole rialzo della temperatura (fino a 41-43°C)
-colorazione cianotica delle mucose
-bava alla bocca
-incapacità di mantenere la normale stazione quadrupedale
-eventuali vomito e/o diarrea
Cosa fare:
L’animale va raffreddato con bagni di acqua tiepida o avvolto in asciugamani imbevuti di acqua fredda, che vengono cambiati appena si riscaldano. Si sconsiglia l’immersione in un bagno di ghiaccio poiché provoca una vasocostrizione periferica che non permette la dissipazione del calore intrappolandolo internamente.
E’ consigliabile anche la pulizia del cavo orale per aiutare la respirazione. Mezzi più aggressivi per abbassare la temperatura saranno valutati dal veterinario.
Sono particolarmente predisposti i cani obesi, quelli anziani, animali con affezioni cardio-circolatorie e quelli di razza brachicefala (boxer, pechinese etc.).
Non lasciare MAI l’ animale in automobile o in ambienti piccoli e poco areati in una giornata calda e senza ventilazione!!Potrebbe morire!
Ipotermia e congelamento
Ipotermia:
L’ ipotermia è un calo significativo della temperatura corporea. In condizioni normali questo succede raramente negli animali, per la presenza del pelo. Più facilmente accade a cuccioli e gattini, perché nei giovani la richiesta metabolica per il mantenimento della temperatura corporea è molto elevata, e i sistemi termoregolatori sono ancora immaturi e non sempre rispondono adeguatamente agli sbalzi di temperatura esterna. Durante l’ipotermia l’organismo reagisce con la vasocostrizione, che riduce la dispersione di calore, e quindi la riduzione di frequenza e gittata cardiaca, e della iperfusione renale.
Congelamento:
Il congelamento consiste in una lesione ( o necrosi) dei tessuti prodotta dall’azione locale del freddo intenso con conseguente perdita di vitalità delle parti del corpo più esposte alle bassissime temperature che determinano ischemia periferica.
Le lesioni sono simili alle scottature e variano di grado secondo la gravità fino a raggiungere la cancrena.
Un congelamento localizzato può verificarsi nei tessuti periferici come orecchie o coda, spesso ricoperte da poco pelo o poco vascolarizzate.
Il raffreddamento dell’intero organismo porta a un rallentamento di tutte le attività metaboliche.
Cosa fare?
La terapia d’urgenza consiste in un riscaldamento delle aree interessate mediante l’applicazione di calore umido o attraverso bagni caldi.
Il ritorno alla temperatura normale deve avvenire con una certa gradualità .
Le parti colpite devono essere successivamente asciugate e protette dai traumi. A volte è necessario ricorrere alla somministrazione di ossigeno e infusione endovenosa di liquidi, e quindi portarlo immediatamente dal veterinario.
Cosa non fare?
Non sono consigliate le strofinature e le fasciature strette.
Come evitarlo?
Gli animali a pelo corto, in particolar modo quelli che hanno il ricovero all’aperto, non devono essere tenuti in luoghi ombrosi e ventilati durante la stagione fredda.